Scendo le scale velocemente. Sudo freddo, mi sento osservato. Il sole penetra nella hall come una lama bollente. Seduto su un divano di pelle che pare aver conosciuto epoche migliori, Mister Icke, avvolto nel suo solito sdrucito cappotto beige. Mi avvicino. L’odore del suo dopobarba da quattro soldi lo rende simile a una creatura cinematografica. Qualcosa di simile a un mutante partorito da una pellicola in bianco e nero.
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